
Bogumil Jewsiewicki Koss
Università Laval, Québec, Canada
Novembre 2012
La collezione di pittura popolare è stata raccolta tra il 1968 e il 2005. Ho acquistato il primo quadro in un bar di Boende, successivamente sono arrivati i quadri di Mbandaka e quelli di Kinshasa. Mi sono allora posto la sfida di documentare la creatività urbana contemporanea. L’opinione dominante dell’epoca sosteneva che la conquista coloniale avrebbe annientato la creatività dei popoli dell’Africa centrale. Per le autorità zairesi erano importanti soltanto l’arte precoloniale, espressione del genio etnico, e l’arte moderna delle scuole di Belle Arti. Indubbiamente non ero isolato, Victor Bol e Joseph Cornet, Johannes Fabian e Ilona Szombati condividevano con me la passione per l’arte plastica urbana.
Il mio secondo obiettivo fu quello di studiare le trasformazioni dell’immaginario collettivo attraverso le rappresentazioni plastiche, attraverso le storie e le testimonianze personali e la musica. L’arrivo a Lubumbashi nel 1971 e i successivi viaggi di ricerca in Katanga, nel Kivu e nella Provincia orientale, mi hanno offerto nuove possibilità di frequentare pittori e di riunire nuovi quadri. Come Johannes Fabian, nel corso della prima metà degli anni ’70, a Lubumbashi ho frequentato Tshibumba Kanda Matulu e ho acquisito alcune dozzine di suoi dipinti. Negli anni ’80 non vivevo più in Congo, ma vi ritornavo spesso. Alcuni amici mi hanno aiutato a procurarmi altri quadri.
La direzione suggerita dai lavori di alcuni ricercatori congolesi e dal “Projet Mémoire de Lubumbashi”, promosso nel 2000 per salvaguardare la memoria urbana, hanno imposto nuove prospettive. A Lubumbashi, Michel Ange Ntambwe Banze, sotto la supervisione di Donatien Dibwe dia Mwembu, ha lavorato con i pittori e ha raccolto centinaia di dipinti. Scompare tragicamente e prematuramente nel 2001. Jean-Pierre Nzunguba Ibio ha dedicato il suo dottorato alla pittura a Bunia dove ha acquistato alcune centinaia di opere. Biaya Tshikala, deceduto nel 2002, aveva lavorato nel basso Congo, nel Kasai e a Kisangani, mentre Mwewa Kasongo ha svolto delle ricerche a Lubumbashi sulla ricezione locale e sull’estetica della pittura urbana katanghese.
All’inizio degli anni ’90 la crisi economica e la pulizia etnica colpiscono il Katanga industriale. Molte persone vendevano i propri beni, compresi i quadri. Con Léon Verbeek acquistammo allora, tramite l’aiuto di numerosi informatori, più di un migliaio di quadri appartenuti ai Katanghesi. Essi testimoniano la produzione e la ricezione locale della pittura popolare nel corso degli anni ’70 e ’80.
Nel corso del decennio seguente la mia collezione si è arricchita. Contemporaneamente è nata la collezione del “Projet Mémoire de Lubumbashi” ed è decollata quella di Léon Verbeek.
Il Museum for African Art di New York ha ospitato in quegli anni una mostra di pittura sulla vita e sulla morte di Patrice Émery Lumumba. Nel medesimo periodo sono continuate le mie acquisizioni a Kinshasa e, con Barbara Plankensteiner, ho allestito una mostra di pittura urbana congolese presso il Museum fur Volkerkunde di Vienna. Nel 2011, a Roma e Cosenza, è stata presentata la mostra ‘L’eredità di Lumumba. L’indipendenza del Congo nella pittura popolare’ in collaborazione con l’Università della Calabria.In riferimento al Katanga, la collezione presentata in questo sito è accostabile a quella di Léon Verbeek, consultabile in http://lubumarts.africamuseum.be, così come ai lavori di Johannes Fabian e alla documentazione sulla cultura popolare urbana disponibile in http://lpca.socsci.uva.nl.